Da qualche tempo, attorno alle vicende, sempre complesse e sovente contraddittorie, che ruotano all’interno del porto di Genova, si muove un “qualcosa” che, senza calcare la mano, rende perplessi. Un’emittente regionale, Primocanale, è duramente polemica su alcuni aspetti della vita dello scalo e in particolare sul tema delle cosiddette “concessioni” da rinnovare a imprese già presenti su aree demaniali e della realtà portuale. Sia chiaro: la polemica o la critica a scelte politiche o imprenditoriali fanno parte del mestiere giornalistico. Ma ci sono molti aspetti collaterali che forse meritano risposte incontrovertibili o chiarimenti che non lascino dubbi.
Non molti giorni fa, senza che nessuno lo abbia smentito, il giornalista Ferruccio Sansa de “Il fatto quotidiano” ha rivelato che l’emittente in questione ha ricevuto un finanziamento di 900 mila euro da Ligurcapital, finanziaria pubblica che è emanazione della Filse a sua volta finanziaria della Regione Liguria. I 900 mila euro, ha scritto ancora Sansa, sono frutto per la metà come erogazione diretta di Ligurcapital, previa disponibilità dell’altra metà del versamento di tre famiglie imprenditoriali genovesi: Messina e Dellepiane (shipping) più un’ altra due imprese della sanità privata.
Da un anno l’emittente in questione sostiene tesi e obiettivi in campo marittimo e portuale affinché siano rallentati i procedimenti e le decisioni relative al rinnovo delle concessioni alle imprese operanti in porto che pure dispongono dei volumi di traffico e degli investimenti strategici per richiederle.
L’Autorità portuale di Genova, com’è noto, sia nei mesi nei quali era ancora in carica il presidente dimissionario Luigi Merlo sia a maggior ragione ora in regime di commissariamento, ha nicchiato facendo un po’ il pesce in barile, giustificando la “non scelta” nell’attesa di nuove norme governative, a differenza della maggior parte degli scali italiani dove si è deciso rapidamente e con chiarezza, rinnovando le concessioni dove si è ritenuto opportuno così da consentire alle imprese investimenti finanziari e tecnologici.
La polemica innestata “a rullo” da Primocanale si è spostata su diverse aree dello spazio a terra dello scalo genovese, anche con scarti non facilmente sostenibili, perché la contestazione tesa a bloccare le decisioni dell’Autorità portuale è partita in maniera palese da imprese che presentano stalli produttivi e persino pesanti diminuzioni di movimentazione e di traffico, magari anche a danno di imprese che invece stanno attraversando momenti positivi, crescite e progetti di importanti investimenti per gli anni a venire.
Nasce a questo punto un altro dubbio: ma si può sostenere, anche grazie a un finanziamento pubblico, un interesse palesemente privato? E poi si può a ogni piè sospinto reclamare per sé il ruolo di “servizio pubblico” (sempre che questa idea-forza o presunto valore morale esista davvero, anche per la Rai che poi, per motivi politici e di potere lo reclama solo per giustificare il canone?). Sarebbe interessante mettere a fuoco anni e anni di finanziamenti politici di denaro pubblico (di che entità, ottenuti con quali motivazioni e con quali procedure) per poi sostenere cause di parte e magari lasciandosi andare all’isteria del “servizio pubblico” quando magari il tutto deriva da una commistione tra interessi di potere e istituzioni ? E’ servizio pubblico, se ci è consentito il paradosso, intervistare il sole in diretta per giustificare l’informazione ai cittadini sulla cosiddetta “allerta gialla”?
Quando poi l’azionista di riferimento (oltre l’80% del pacchetto di controllo) dell’emittente è un senatore della Repubblica che scende in campo per sostenere disinvoltamente questa o quella tesi (anche in contrasto con quanto si è affermato solo due anni prima) come se fosse un semplice oggetto privato, possiamo parlare ancora di “blind trust”, ovvero la separazione del soggetto in questione (uomo politico) dal suo patrimonio al fine di non suscitare conflitti di interesse? La pubblicità e l’aspetto commerciale di una emittente, se sono realtà normali e alla luce del sole, non sono nulla di male. La diffidenza nasce da giochi distorti e di mixage di denaro pubblico e di interessi privati , proprio quando pare di veder emergere il temuto conflitto di interessi.
I cittadini, che sono poi i veri fruitori dell’informazione, devono poter capire sempre disponendo d’una informazione corretta e completa per non essere fuorviati nelle loro valutazioni quale sia il vero interesse pubblico in funzione del buon andamento di strutture economiche pubbliche come il porto, geli enti amministrativi, le imprese di ogni genere che poi costituiscono la crescita sociale e la qualità della vita. E’, alla fine, una questione morale e deontologica in tutti i suoi aspetti. In un mondi di crescita scientifica, di incalzanti scoperte che, tra l’altro, portano profonde modificazioni al delicatissimo settore della comunicazione e dell’informazione, la questione etica è la chiave vincente della salute del cittadino. Valga la legge delle XII Tavole della Roma repubblicana .”Salus rei publicae suprema lex esto”.
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Porto di Genova, gli equivoci del “servizio pubblico”L’opinione di Paolo Lingua
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